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Giuseppe Forte

- Nota autobiografica -

Sono nato a Cefalù nel 1947.
Ho frequentato l'Istituto Statale d'Arte di Cefalù e l'Accademia di Belle Arti di Palermo conseguendo il diploma in decorazione pittorica nel 1966.
La passione per il disegno e la pittura l'ho avuta fin da ragazzino. La mia partecipazione alle mostre incomincia nel 1964. E' proprio del 1964 il mio primo premio ottenuto a Castelbuono in occasione del concorso di pittura "LA RADIO IN OGNI CASA", concorso organizzato dalla RAI.
Nel 1966 ha avuto inizio, dopo la relativa abilitazione, la mia carriera di docente di educazione artistica presso la scuola media di Gela e nel 1967, insieme al collega Li Puma, ho allestito la prima mostra presso la sede espositiva del Comune, inaugurata dal Sindaco Dott. Paolo La Rosa e presentata dal Preside Virgilio Argento.
La mostra, recensita in catalogo dal Prof. Michele Cutaja, ha ottenuto un notevole successo, tanto da essere ricordata, a quasi 30 anni di distanza, nel volume "Petrolio e Lotte di Popolo nella Sicilia del feudo", Edizione Lussografica, anno 1996, curato dallo scrittore gelese Emanuele Zuppardo.
Nell'anno scolastico 1967 - 68 ho insegnato presso l'Ist. Agrario di Caltanissetta dove ho realizzato, su richiesta del Preside Giuseppe Peri, due grandi dipinti per l'aula magna, esposti, ancora oggi, a distanza di 45 anni.
Anche a Caltanissetta ho organizzato una mostra personale presso la Camera di Commercio, inaugurata dal Prefetto e presentata in catalogo dal critico d'arte Gino Cannici.
Il bisogno di aggregazione di pittori nella mia città, mi spinse ad essere, insieme al Prof. Michele Cutaja, promotore e socio fondatore del "Centro D'arte Il Vaglio", inaugurato dal Critico d'Arte, Prof. Francesco Carbone nel gennaio del 1970, con la mostra collettiva "Panorama della pittura siciliana contemporanea". In detta mostra esposero a Cefalù pittori del calibro di Alfonso Amorelli, Zina Anzalone, Totò Bonanno, Liliana Conti, Maria Grazia Di Giorgio, Nenè Flaccomio, Nino Gaeta, Michele Canzoneri, Giambecchina, Lina Gorgone, Alfredo Marsala, Gino Morici, Renzo Meschis, Michelangelo Papuzza, Aldo Pecoraino, Guido Quadrio, Franca Sapuppo, Nino Scaffidi, Tino Signorini, Gaetano Zingales, Giovanni Migliara ed altri.

La mia pittura degi anni 60 – 80 è legata a toni cromatici molto cupi con prevalenza di neri e rossi.
I soggetti sono ispirati al paesaggio siciliano, ma non mancano le composizioni con figure: volti umani scavati dalla sofferenza, dal dolore, dai problemi angoscianti del quotidiano, dal pesante lavoro dei campi, che ci interrogano sul perchè di tanta miseria e disfacimento.
Il tema della solitudine, della incomprensione e della morte è costante e viene trattato con immagini nuove e inquietanti, in composizioni complesse e articolate e con un forte senso simbolico.
Per una mostra personale di grafica tenuta a Palermo, il critico d'arte Antonina Di Bianca Greco così scrive su Il Domani dell'8 marzo 1979:.. "Nei disegni di Giuseppe Forte esposti nella Galleria Flaccovio emerge una intonazione cupa nel segno e nell'immagine. In essi si riflettono un dato pessimistico che accompagna la figuratività espressionistica di questo artista, ed una irrefrenabile audacia che passa dallo spirito alla mano coinvolgendo in una partecipazione psicologica anche il fruitore. Il risultato si avvale di effetti di contrasto spinti fino al limite del pittoricismo".
Mentre Giuseppe Servello sul Giornale di Sicilia del 7 marzo 1979 scrive: "Giuseppe Forte, grafico di sciolta mano e di acuta introspezione ritrattistica, ha esposto (Galleria Flaccovio) una serie di disegni a china dal tratto sensibilmente espressivo. E sono certamente i ritratti le opere migliori, dove si coglie la personalità dei personaggi e l'acuta volontà di indagare fino in fondo. Nei nudi e nelle composizioni la ricerca prende un altro taglio, diventa senso pittorico che tra luci e ombre assume toni di colore. Il caldo senso dei corpi assume una qualità di profonda volumetria e non si ferma alla statica consistenza dei volumi".
Nella pittura la drammaticità è resa ancora più intensa per le spatolate nervose e contrastanti e per un reticolato di passaggi cromatici violenti.
Nel Corriere Delle Madonie n.5 del 1979, Liliana Pistorio scrive: "...Scavare nelle cose, per cercare un senso profondamente vitale e poetico è caratteristica dell'arte di G.Forte. Egli parte dalle cose, le vede, le vive, le descrive e le consegna agli altri perchè le vedano e le vivano con lui. Con la sua spatolatura agile e minuziosa, con la sua colorazione cupa nell'uso premeditato della luce, modula il chiaroscuro in funzione spettacolarmente emotiva riuscendo a creare un clima altamente spirituale.
G.Forte ci guida dolcemente attraverso una realtà profondamente dolorosa e ci fa scoprire in tutta la cruda interezza la solitudine dell'uomo ripiegato su se stesso, impotente spettatore della sua travagliata esistenza, ma che nonostante tutto riesce sempre ad alzare gli occhi verso il cielo..."
E lo scrittore Emanuele Zuppardo così si esprime nella presentazione in catalogo di una personale tenuta presso il Palazzo Ducale di Gela: ... "Giuseppe Forte non è solo il pittore di Cefalù ma dipinge con passione e grazia il sole e il mare di tutta la Sicilia, le ansie e le speranze del suo popolo, le gioie e i dolori della sua gente... I contadini, i pescatori, gli anziani, diventano i testimoni di una vita dura, sofferta, e vengono assunti a simbolo della sua concezione etica dell'uomo e della vita e la sua pittura spesso diventa giudizio morale, ricerca del valore "umano" su volti oppressi dal peso dell'esistenza."....

Nel 1968, ottenuto l'incarico di docente per il disegno dal vero presso l'Ist.Stat.D'Arte della mia città, inizio ad interessarmi del paesaggio e del territorio cefaludese, ricco di angoli straordinari, di vicoli dall'architettura spontanea pregna di volumi e suggestioni. Sono soprattutto il mare, il duomo ruggeriano, l'imponente fondale roccioso che sovrasta l'abitato sapientemente costruito attraverso millenni di storia, che mi affascinano e che riporto nelle mie tele o nei disegni a china che faccio direttamente dal vero nelle tracce generali per prendere, poi, corpo definitivo nel mio laboratorio di Via Mandralisca. Proprio in Via Mandralisca nel 1981 allestisco nei mesi di luglio e agosto, assieme a Occhipinti e Cespa, la prima mostra lungo tutta la strada visitata da migliaia di turisti. Tale esperienza la ripeterò negli anni successivi, fino a quando l'iniziativa passerà al Comune e poi alla Fondazione Mandralisca.

L'azzurro del mare, il verde delle lussureggianti colline, il colore dorato delle case, della rocca e della cattedrale, soprattutto al tramonto, fanno di Cefalù una realtà unica e in un artista, in un poeta, in uno scrittore, in un musicista, tutto ciò non può che creare suggestioni e atmosfere arricchite da segni, luci, colori, note, amore per ciò che lo circonda, lasciandosi coinvolgere dal fascino di questo enorme patrimonio naturale e monumentale e a sua volta coinvolge i fruitori, attraverso il proprio modo espressivo.

Realizzo numerose tele che riguardano la mia città ma incomincio a guardare, altresì, i paesi delle Madonie e della Sicilia e con la guida sapiente di Mons.Salvatore Culotta, scopro numerosissimi paesi che si armonizzano alla natura dei luoghi, angoli suggestivi e unici, opere d'arte di immenso valore che parlano di dominazioni, di vicende, di fatti, di vittorie e sconfitte, di duro lavoro, di vita e di morte.
Per circa due anni elaboro tutto ciò che ho osservato, metto insieme bozzetti e immagini fotografiche e incomincio ad eseguire dei disegni a china e faccio nel 1981 la prima mostra con vedute di tutti i paesi delle Madonie o meglio ancora, di tutti quei centri madoniti che hanno come punto di riferimento la diocesi di Cefalù. La mostra, patrocinata dal Comune è stata recensita dai Proff. Francesco Carbone, Giovanni Cappuzzo, Paolo Jovino, Gemma Salvo Barcellona, Domenico Portera e Amedeo Tullio. Il Corriere Delle Madonie, diretto dal Prof.Alfredo La Grua, ha in più occasioni pubblicato alcuni dei 40 disegni realizzati.
Mi pice qui ricordare parte di una nota critica apparsa sul mensile Sicilia Mondo del 12 dicembre 1993 a cura del Prof. Paolo Jovino:
"Osservare le Madonie nella grafica di Giuseppe Forte è come riscoprirle in una dimensione nuova. Paesaggi e monumenti familiari assumono una fisionomia diversa, come se il glorioso passato di cui sono portatori e le bellezze naturali che lo custodiscono li avessero spinte a parlare di sè con più intensa verità.
E' questo d'altronde lo stile a cui ci ha abituati G.Forte, sia attraverso la rappresentazione dell'umano come in mostre precedenti, sia nella raffigurazione della casa dell'uomo, come in quella attuale. Cosi la sua grafica diventa una ricerca e una scoperta, una riflessione e una proposta, un cammino e un incontro, un invito e un dialogo... G.Forte postosi in attento ascolto dell'anima dei vari ambienti per percepirne lo specifico messaggio, si è mosso su due piste quasi obbligate, non certamente fra loro contrastanti ma integrantesi in reciprocità, ed espressive a diverso livello di una contemplazione estetica unitaria: la simbiosi tra paesaggio e insediamento umano, e la non meno feconda sintesi tra monumento e impianto urbanistico. Riteniamo che la scelta dell'una o dell'altra pista sia stata imposta all'artista dalla diversa emergenza dei due tipi di linguaggio di cui erano portatori i soggetti di volta in volta esaminati. Cosi viene a collocarsi nella direzione della prima linea interpretativa, per esempio, la lettura del paesaggio di S.Mauro. In una visione dall'alto del tutto inedita: le case del centro abitato non sono – come nella nota prospettiva – sovrapposte alla cima del monte, ma vengono come adagiate su un paesaggio amico, che quindi non ha più le asperità delle vette, bensi la dolcezza accogliente di un abbraccio quasi collinare. La trasformazione operata dall'artista è radicale e la fusione accennata sopra perfetta.
La stessa felice intuizione guida la rilettura del paesaggio di Isnello. Il paese sembra addirittura come generato dalla montagna - madre e si pone con grazia ai suoi piedi, adattandosi, senza alterazione alcuna, alla sinuosa curva che si snoda nella pur angusta vallata sottostante. Cosi è anche per Alia, dove le case sembrano seguire, senza disarmonie e quasi con gradita compiacenza, il movimento discensionale del monte. Anche il paesaggio di Castelbuono è portatore di novità interpretative. Scomparso del tutto il Pizzo della Carbonara, emerge in primo piano l'elegante linea del centro abitato, chiuso in un ideale abbraccio tra il duecentesco castello e la veneranda matrice vecchia... Nella seconda pista interpretativa c'è la contemplazione estasiata del monumento ieratico e solenne nella sua solitudine, capace di espressività autonoma per la sua intrinseca bellezza. E' il caso della stupenda facciata della Chiesa di S.Giuliano in Pollina, e della Madrice diCollesano carica di reminiscenze gotiche e quattrocentesche, e del suggestivo portico della Chiesa Madre di Polizzi Generosa che lascia intravvedere, anch'esso la sua impronta gotica primitiva, e della sontuosità del Campanile della Madrice di Gangi impreziosito dall'eleganza delle sue bifore ancora gotiche.
Ma c'è anche la ricerca di un raccordo tra il monumento e l'ambiente urbano che in fondo l'ha generato. E' quanto si osserva nella raffinata descrizione della piazza di Castelbuono che è come inquadrata dal portico della Madrice Vecchia, e in quella più intima e raccolta di Geraci Siculo dove sono invece le stesse case a cercare una più stretta vicinanza con il luogo di culto, o ancora nei due paesaggi di Petralia Soprana entrambi raccordati alla Chiesa di Loreto, che sembra in una prospettiva, attirare a sè le case adiacenti, e nell'altra, trascinarle verso l'alto sullo slancio dei suoi campanili. Si giunge infine a una vera e propria celebrazione del monumento da parte del tessuto urbano, come nell'incantevole paesaggio di Petralia Sottana.
Un discorso a parte è, ovviamente riservato a Cefalù....Le tre grafiche che la raffigurano insistono sugli scorci classici: il paesaggio, il Duomo normanno e il Lavatoio medievale. Il paesaggio è tratteggiato con linee di estrema eleganza che sottolinea il dinamismo dell'impostazione: la città sembra offrirsi come sintesi tra un mare trasparente che l'accoglie dalla rocca sovrastante e dall'entroterra madonita, e un cielo che si china ad abbracciarla. Anche il celebre Duomo è coinvolto in questa ricerca di movimento con il suo protendersi deciso verso un cielo con cui finisce per fondersi. Il lavatoio medievale infine stupisce per la suggestione del suo impianto scenografico. Sono tutti elementi che rompono il cerchio angusto della ripetitività del già noto, e che, uniti a una tecnica trattata con notevole maestria, finiscono per introdurre, con discrezione, a una reale riscoperta. Cosi la memoria del passato ritorna viva più che mai, e si pone come proposta stimolante per un presente, purtroppo non sempre attento a coglierne le suggestioni e a farne motivo di rinnovata creatività per il futuro.
Attraverso la molteplicità di linguaggi culturali diversi raccolti nella mostra attuale; l'Arabo - Normanno, il Gotico, Il Rinascimentale, il Barocco, attraverso anche un modo ricco e originale di concepire il rapporto natura – abitazione – monumento, è sempre la voce del nostro popolo che ci giunge, desideroso di narrare la sua storia: una storia di autentica civiltà."

Sembra proprio vero che "senza vedere la Sicilia non ci si può fare un'idea dell'Italia. E' in Sicilia che si trova la chiave di tutto" come affermava il grande letterato, filosofo e critico d'arte tedesco, Goethe tra la fine del '700 e l'inizio dell'800. Proprio qui, malgrado tutto, ancora oggi si rimane incantati dalla straordinaria bellezza dei luoghi e dei monumenti e dalla varietà geografica del paesaggio.
Ma oltre a questi aspetti paesaggistici il disegno a china mi serve per evidenziare contorni umani ed infinite espressioni del volto. Mi soffermo soprattutto ad analizzare gli occhi che diventano lo specchio dell'anima con i suoi turbamenti, le sue gioie, la sua malinconia, la sua inquietudine.
L'intrecciarsi di infiniti segni neri sul foglio bianco mi aiutano a determinare un processo di interiorizzazione che, nel rispetto delle forme e delle strutture morfologiche, privilegia i sentimenti.
Intanto la partecipazione a mostre a carattere regionale e nazionale si infittisce così come le mostre personali organizzate in molte parti d'Italia.

Nel 1971 passo ad insegnare disegno tecnico presso l'Ist. per geometri di Cefalù, dove rimarrò per 25 anni, per poi chiudere la mia carriera di docente presso il 1° Liceo Artistico di Palermo e l'Ist.d'Arte di Cefalù.
In quasi tutte le scuole dove sono stato docente, a fine anno scolastico, ho allestito con i discenti la mostra didattica con l'esposizione dei migliori elaborati grafici e presso l'Ist.Tecnico di Cefalù, nel 1995, in occasione del trentennale, ho fatto realizzare i primi murales con l'approvazione del collegio dei docenti presieduto dal Prof.Paolo Catalano.
Anche se in un Istituto per geometri la predilezione va al disegno geometrico, ciò non mi ha impedito di trasmettere ai discenti, per come ho potuto e con inesistenti mezzi didattici, l'amore verso il bello, verso le arti e le tradizioni della nostra terra. Animato da questi sentimenti ho voluto donare nel 1987, Preside Gaetano Gagliano, gli acquarelli delle vedute madonite che ancora oggi si trovano esposti in questa scuola.
Presso l'Istituto d'Arte, negli anni 2000 – 2002, riesco anche a realizzare, con i Presidi Salvatore Sammataro e Adelelmo Napoli, due importanti progetti, finanziati dalla Provincia Regionale di Palermo, riguardanti la flora, i paesi e i mestieri delle Madonie con relative mostre all'ottagono di Santa Caterina e presso l'Osterio Magno in Cefalù, oltre che in vari centri madoniti.

Negli anni '80 – '95 incomincio a sperimentare la pittura su vetro e sulla ceramica ed eseguo nunerosi pannelli decorativi e composizioni anche a carattere religioso (vetrate della chiesa parrocchiale "S.Paolo Apostolo" di Piano Zucchi e della cappella della comunità dei Padri Giuseppini di Cefalù), e organizzo numerose mostre a Cefalù e nel circondario.
Molti i critici che si sono occupati di queste vetrate colorate e mi piace qui riportare parte di una nota giornalistica del Prof.Alfredo La Grua scritta sul Corriere Delle Madonie del mese di aprile del 1993 in occasione di una mia personale alla Corte Delle Stelle: "....un terzo momento, è questo, dei lavori su vetro. A questa tecnica Pippo Forte si è prevalentemente dedicato in questi ultimi dieci anni. E sono stati appunto, come dicevamo, i lavori su vetro, parte dei quali molto vistosi,che hanno costituito, per cosi dire, il "piatto forte" della mostra di cui stiamo parlando.
Un trionfo della luce e del colore, congiunto alla sicurezza del disegno, alla purezza delle linee; molto fluidi e morbidi i contorni delle figure femminili, splendidi e caldi gli smalti (francesi) spalmati sulle zone segnate da un sottile filo di piombo e che creano zone ricche di contrasti... I pannelli di grande dimensione assumono una funzione ornamentale di straordinario effetto....La sicurezza e l'equilibrio con cui Pippo Forte usa gli smalti su vetro rivelano una maturità artistica che non consente di parlare di sperimentazione. Abbiamo visto tantissime persone sostare, affascinate, incantate, davanti a quei grandi pannelli... "
Il mio percorso artistico è stato seguito da tanti critici e appassionati d'arte ma, sicuramente, quello che mi è stato molto vicino e ha più volte recensito le mie mostre è stato il carissimo e indimenticabile Prof. Domenico Portera il quale così sciveva in una nota apparsa sul suo libro, da me illustrato, dal titolo "CEFALÙ" - Una guida completa per chi vuole fare del turismo una occasione importante di cultura -, edito dalla Casa Editrice Lorenzo Misuraca nel 1991: "Un linguaggio semplice che consente una comunicazione immediata, chiara e lineare, costituisce il valore e il pregio dell'arte pittorica e grafica di Giuseppe Forte, artista cefaludese che vive ed opera nella città che gli ha dato i natali, che va considerato un allievo tra i più genuini usciti dall'Istituto d'Arte di Cefalù e tra i più affermati di quelli che hanno avuto il bene di concludere i loro studi all'Accademia delle Belle Arti di Palermo. Il suo stile è inconfondibile: il suo è un tratto rapido, certo, sicuro come può scaturire da un artista maturo.
Le immagini sono efficaci e penetranti, concretizzazione sensoria di sentimenti ricchi, profondi e trasparenti, spogli dal ciarpame di inutili e più spesso nocive elucubrazioni cerebralistiche. I suoi sentimenti sono il frutto di un vero vissuto, della sua spiritualità sincera e profonda permeata da religiosità convinta e maturata.
La sua arte rivela una salda, unitaria coerenza con la sua personalità semplice che esprime nobile rispettabile umiltà, penetrante comprensione dei valori umani che scaturiscono da un meditato ripiegamento interiore. Ogni contenuto dei suoi lavori grafici o pittorici che siano, è filtrato da puntuale afflato d'amore per la vita, per l'umanità che sa di dovere servire disinteressatamente, per l'ambiente che rispetta, per il monumento a cui si accosta con devozione sacrale.
Da sempre il suo campo di indagine è stato l'uomo, direi meglio il volto e gli occhi degli uomini che ne riflettono l'anima. Occhi, volti, sono da lui ritratti anche nei momenti di contrastanti dissidi, ma su quell'espressione egli vi cala la sua ricca umanità fatta di comprensione. Ma, da sempre, il suo campo di osservazione è anche il mondo che ci circonda, il paesaggio, l'ambiente ed il monumento.
Egli, allora, ci dice che ogni cosa ci parla per educarci e, per chi sa leggere, per migliorarci. La sua poetica sta proprio nel profondo convincimento che dobbiamo sapere leggere per essere illuminati e illuminare gli altri che ci seguono.
Un monumento non è qualcosa di anonimo, ma esprime netti e grandi valori. Un monumento ha un'anima che è l'anima dell'operatore, dell'artista che l'ha voluto. Ciò che l'uomo ha creato nel tempo e che lascia ai posteri come eredità, è qualcosa di sacro. E Giuseppe Forte con queste creature entra in simbiosi, quando le osserva, per poi ritrarle per una lettura indiviuduale o collettiva. Egli penetra nell'essenza del monumento, lo rivive perchè lo interiorizza.
Tutto ci dice qualcosa e tutto ci induce a meditare per educarci. Questo è un altro momento della sua poetica. Ed è, in fondo, un aspetto del suo credo religioso.
Il suo ritrarre l'ambiente creato dall'uomo è un ri-creare e, quindi, un penetrare le cose nel loro intimo, un ritornare, o quasi, in qualcosa che, forse, egli pensa di avere vissuto.
La mia anima ritorna là dove mille anni fa, ormai dimenticati / l'uccello e il soffio di una brezza erano simili a me, erano miei fratelli. La mia anima si fa animale, trame di nuvole... Così canta il poeta...
Giuseppe Forte "si fa" quella qualcosa, perchè in essa penetra con tutta la sua anima.
La Cattedrale di Cefalù, il lavatoio, il cortile, la marina, il paesaggio tutto egli riesce ad animare perchè l'ha rivissuto.
Paesaggi e monumenti familiari assumono una fisionomia diversa, come se il glorioso passato, di cui sono portatori, e le bellezze naturali che lo custodiscono, li avessero spinti a parlare di sè con più intense verità.
Questa è l'arte di Giuseppe Forte. Artista, uomo, amico soprattutto. I tanti riconoscimenti avuti, ed i successi ottenuti non lo fanno uscire dalla sua sentita umiltà, nel suo laboratorio sito in Via Mandralisca, è chino a lavorare perchè sa che deve, ogni giorno ricominciare sempre daccapo, per qualcosa sempre di nuovo non solo per sè, ma per gli altri".

La mia personale a Palermo, presso la Galleria d'Arte di Villa Niscemi nel 1999, è da considerarsi un altro momento significativo della mia attività. Lo scrittore Vincenzo Consolo nella presentazione scrive fra l'altro: "...Un pittore che in questa Cefalù pontificale stende colori sopra la tela, non può eludere la forza di questo Occidente, il corposo fermo vibrare del suo bagliore. E così sono i colori di G.Forte: accesi, scanditi con nettezza di taglio di lama, corposi, netti e vibranti nel tono loro primario. I neri i rossi gli azzurri i bianchi si presentano allora in tutta la loro perentorietà in una festa squillante di accordi e stridori, di contrappunti e dissonanze. Ma c'è, sopra ogni alta e bassa nota, sopra ogni pacato e squillante colore, un tono che tutto avvolge e compone: quello della dorata luce di Cefalù. Si vedano ad esempio "case sotto la rocca", in quella scansione di piani, in quella verticale ascensione o fuga musicale; si vedano le "nature morte con piastrelle siciliane"; o il cielo e le onde schiumose di Cefalù: "dietro le mura" o altri scorci e "vedute" della Città. Ma anche le figure umane, le allegorie e i simboli partecipano allo stesso concerto.
Pittore perfettamente adeguato alla sua città, Forte, a Cefalù, alla sua straordinaria luce, alla magia del suo teatro, alla forza della sua natura e alla profondità della sua storia.

E il critico d'arte Prof. Francesco Carbone cosi scrive: "...La Sicilia resta infatti, per Forte, il luogo primigenio della sua arte, l'inevitabile risorsa antropologica della sua ispirazione. La terra e la sua natura, i suoi abitanti, le cose e il lavoro che le appartengono, soggetti ed oggetti espressi con stupefacente robustezza tecnica dalla grafica che Forte concepisce e realizza in un suggestivo universo segnico, concedendo ai volti della gente ripresa, straordinarie luminosità espressive e caratterizzazioni fisiognomiche di elevata eccezionalità."

Negli anni, ho abbandonato i toni cupi, forse anche per l'esercizio dal vero che facevo nei mesi estivi in Abruzzo, dove trascorrevo le vacanze e ho allestito delle personali a Roseto Degli Abruzzi, Penne, Pescara, Sulmona, per prediligere colori luminosi. L'Arcivescovo di Lecce, Mons.Cosmo Francesco Ruppi in una sua presentazione del 2006 così scrive: "Il linguaggio di Forte è sempre marcato e tagliente. Non conosce sfumature, nè dipinge aurore o tramonti; tutto è pieno giorno; tutto è giorno per Pippo, cosi come Cefalù è tutto giorno, solo giorno. Case, nature morte, paesaggi con sfondi marini sempre azzurri, personaggi tremoli e dimessi, nudi, piastrelle sicule schiumose e variopinte...tutto in Forte ha una vibrazione luminosa, scintillante, con rossi accesi e gialli sfolgoranti, azzurri marcati e grigi accattivanti."
Dal 2000 in poi, oltre ad usare tele come supporto, iniziai, quasi per caso, a dipingere su tompagni di vecchie botti. Il fascino del legno antico mi fece percorrere una strada intrapresa qualche secolo prima dai pittori del carretto e, proprio guardando alle straordinarie pitture dei carretti siciliani, sono nate parecchie opere ispirate alle tradizioni popolari, all'epopea carolingia, con i suoi paladini e le sue avventure medioevali, e garibaldina, con la sue vicende vittoriose che porteranno all'unità d'Italia. In esse "....si legge una tensione ideale che restituisce al tema della guerra e della morte il senso epico della vita umana, l'insensatezza dei conflitti che hanno intessuto la sua storia, l'efferatezza di ogni guerra anche quando sono combattute nel nome di una fede stravolta dall'egoismo e dalla volontà dei potenti", così scrive Piero Longo nella presentazione di una mia personale del 2006.
E Marcello Palminteri scrive fra l'altro:.."Una armoniosa convivenza lega figure e paesaggio; la composizione delle immagini, fattasi più essenziale, ha assunto via via una più marcata monumentalità. Così i personaggi acquistano una appropriata centralità, diventano il fulcro dell'opera, attivando un crescente ritmo narrativo, dando alla struttura movimento e respiro. Su tutto la luce, di cui il colore di Forte è intriso: una luce che rivela profondità, esalta tracce e contorni, quasi si trattasse della superficie di una scultura lignea. Del resto questa pittura di Forte, nella sua decisa caratterizzazione, nella veemenza del segno e del gesto, nella carica espansiva della forma, vive al pari di una scultura, di forti contrasti: luce ed ombra sono evocati in tutta la loro forza mediterranea, dal nero più nero fino all'abbaglio, secondo una teoria dei contrasti del tutto siciliana.
Infine, il supporto: l'uso di elementi recuperati con diligenza dal pittore (fondi di botte, sponde di carretto), nella loro forte caratterizzazione rurale e antropologica, risignificano il senso della dignità del lavoro. Frammenti della storia dell'uomo, della sua operosità, questi legni carichi di nobile vetustà, grazie all'intervento dell'artista, acquisiscono ora nuova vita, diventano forma di moralità, monili nella loro raffinatezza, moniti per il loro significato."


Nel 2004, la disponibilità di 15 fondi di botte mi fece balenare l'idea di dipingervi una Via Crucis e, dopo 2 anni di lavoro, ho esposto presso l'ottagono di Santa Caterina a Cefalù queste opere dal titolo "Legno Di...Vino". La mostra, recensita anche dal settimanale Famiglia Cristiana, patrocinata dal Comune, è stata inaugurata dal Sindaco Simona Vicari, con presentazione in catalogo a cura del Vescovo di Cefalù Mons.Francesco Sgalambro, dell'Arcivescovo di Lecce Mons.Cosmo Francesco Ruppi, dal critico d'arte Prof. Piero Longo e dalla teologa Prof.ssa Clara Aiosa. Le didascalie in dialetto siciliano sono state inserite dall'indimenticabile Storico Nico Marino, mentre l'allestimento è stato magistralmente curato dall'Architetto Salvatore Culotta.
"L 'idea di riproporre nei tondi lignei la via della Croce continua, infatti, sul piano etico ed estetico,quella sua indagine tra i sentieri umani della lotta e del dolore, trasferiti, appunto, nella dimensione sacrale della rappresentazione religiosa che le quindici tavole ripropongono attraverso la tradizionale iconografia che rievoca la via verso il calvario. E, sottilmente, la simbologia del legno e quella del contenitore da cui esso proviene, rimanda appunto alla Croce e al Sangue, al mistero della redenzione e alla Passione come estremo segno d'Amore del Figlio dell'Uomo.
Nelle singole composizioni si riformula in coerente unità figurativa con lo spazio circolare, il dramma che invita a rimeditare sulla condizione umana e sulla speranza della salvezza che Dio fatto Uomo ha donato agli uomini" (Piero Longo – dal catalogo della mostra).
E Clara Aiosa scrive: "Legno di...vino, storia narrata nel cerchio, figura perfetta dell'Evento fondamentale che ha ricucito i frammenti di un'umanità lacerata, portato a sintesi fasi e momenti della vita degli uomini, risolto i conflitti, compiuto le attese. Sono 14, il doppio esatto del 7, che è la perfezione, i tondi in legno di questa via crucis, fatti da mani d'uomo, che nel tempo hanno di certo contenuto vini gustosi e inebrianti, capaci ora di contenere il Di...vino, bevanda nuova offerta all'umanità tutta.
..."La via crucis di Forte è perciò Parola che si vede, Vangelo che si lascia catturare nei colori, racconto della passione del Signore, che si lascia guardare e contemplare"...

Nell'ultimo decennio, oltre a dedicarmi al paesaggio siciliano, a rappresentazioni sacre e al ritratto, ho eseguito molte nature morte con maioliche realizzate a Santo Stefano di Camastra, a Collesano o a Caltagirone, che arricchivano con le loro vivaci decorazioni floreali o geometriche le nostre vecchie cucine. La natura silente non è fine a se stessa ma diventa parte del paesaggio, tradizione, cielo, mare, colori, cultura.
A tal proposito mi piace inserire una breve nota critica, del 30 gennaio 2012, dello scrittore e poeta abruzzese Mario Mariani che così recita:
"Forte dipinge da tanti anni perchè "fortemente" innamorato delle infinite manifestazioni della vita che ci circonda nella varietà di forme e di colori nonchè di gioia e di dolore che affligono o rallegrano il nostro animo: è questa la sorgente segreta che lo spinge a comunicare sulle tele ed a perfezionare sempre più la sua tecnica espressiva.
Lungi da lui il desiderio della rappresentazione fotografica della realtà: impellente, invece, il bisogno di "cogliere" e comunicare il "quid" misterioso che anima la complessa realtà della vita che ci circonda. Ovviamente altro è la natura morta e altro la natura viva e in particolare quella umana.E Forte è particolarmente sensibile di fronte alle molteplici espressioni del volto umano. E' qui che la sua tecnica è particolarmente attenta nella cura della forma, nelle tonalità dei colori e nell'armonia delle parti fra di loro e col tutto, ottenendo ottimi effetti espressivi della spiritualità dei personaggi.
Tra i volti umani si distinguono in modo particolare quelli dei santi, della Madonna, del Cristo contemplato nella sofferenza della passione, della morte e nella gloria della risurrezione. E' questo l'aspetto distintivo e la radice segreta della sua arte e della sua notorietà a livello regionale ed anche nazionale.
Forte è quindi un artista moderno ma anche classico nel senso che si esprime come i veri artisti di tutti i tempi".

In questo momento, sto realizzando delle tele che raccontano il mio amore per alcuni artisti del Novecento, come Picasso, Schagall, Botero, De Chirico, Guttuso, - che ho avuto modo di conoscere personalmente in quanto si è fermato nel mio studio, in una delle sue visite al Museo Mandralisca -, Magritte, ed altri, ( a parte gli straordinari impressionisti francesi), interpretando in modo personale il loro inconfondibile stile, perchè sento quasi un dovere offrire il mio modestissimo omaggio di pittore a questi maestri che hanno fatto grande l'arte contemporanea, aprendo nuovi interminabili orizzonti.

Della mia produzione artistica, con articoli e recensioni, si sono occupati fra gli altri:

Gemma SALVO Barcellona – Vincenso CONSOLO – Francesco CARBONE – Giovanni CAPPUZZO – Albano ROSSI – Giuseppe CALERO – Luigi PANE – Michele CUTAJA – Domenico PORTERA – Alfredo Mario LA GRUA – Antonina GRECO – Piero RUSSO – Virgilio ARGENTO – Cosmo Francesco RUPPI – Crispino VALENZIANO – Paolo JOVINO – Francesco SGALAMBRO – Giacomo GIARDINA - Vincenzo MONFORTE – Liliana PISTORIO – Giuseppe SERVELLO – Marcello PANZARELLA - Silvana GRASSO – Giuseppa GUERCIO – Clara AIOSA – Roberto DI LIBERTI – Mario MACALUSO – Franco POLLICINO – Nico MARINO – Carmelo BATTAGLIA – Michele BELLIPANNI – Salvatore BENNARDO – Luigi BONIFACIO – Luigi BRACCILI – Gino CANNICI – Toti GARRAFFA – Silvio CASSATA – Sebastiano CATANIA – Enzo CESARE – Salvatore CITTA' - Franco CESARE - Enzo DI VINCENZO - Giuseppe GERACI – Nicola IMBRAGUGLIO – Mario LOMBARDO – Pippo MAGGIORE – Mario MARIANI – Giuseppe MASI – Lorenzo MISURACA – Luciano Pandolfi ALBERICI – ALISCIARG – Pietro PIAZZA – Paola CASTIGLIA – Marcello PALMINTERI – Gaetano FORTE – Giuseppe MARZILLA – Giuseppe MARINO – Vittoria CIRELLO – Rosa TIRRITO – Alfredo BORDENCA – Salvo PINTALDI – Angelo ROSSO – Giuseppe VITALE – Daniele TUMMINELLO – Carlo Antonio BIONDO – Mariella BATTAGLIA – Mjosothis GIARAMIDARO – Simonetta TROVATO – Dario LO VERDE – Giovanni CRISTINA – Riccardo CAMMALLERI – Germano SCARGIALI – Giacomo SAPIENZA – Gianni RIOLO – Angelo GENTILE – Aurora RAINIERI – Vincenzo GARBO – Giuseppe CANCILLA – Gaetano MESSINA – Vincenzo SALSETTA – Giuseppe PROVENZA – Giuseppe MENDOLA – Salvatore CULOTTA.

Quotidiani e periodici che hanno recensito la mia attività:

Il Resto Del Carlino – Il Giornale Di Sicilia – La Sicilia – L'Ora – Telestar – Sicilia Tempo – Il Corriere Delle Madonie – Le Madonie – La Voce Di Caccamo – Il Tempo – Boè – Palermo Parla – Il Domani – La Voce Delle Madonie – Espero – Il Pungolo Verde – La Voce Di Caccamo – Il Murialdo – Il Tempo D'Abruzzo – Rivista Della Chiesa Cefaludense – Cefalù News – Notiziario Endas – Sicilia Mondo – Palermo Sport – Il Corriere Dello Sport – Famiglia Cristiana – Corriere di Gela – La Gazzetta Del Sud – Memorie e Iniziative Del Centro Di Cultura Di Cefalù – Il Mediterraneo – Palermo Sera – Arte a Porto Empedocle – Scena Illustrata – Il Diario Arte – Zeta Arte Pompei – Dagli Erei Al Golfo – Quaderni Dell'ASLA – Olismo Ruben – Oggi Famiglia – Cefalù Informa – Sikania – Pan Arte – Pensiero e Libertà – Artis – L'Eco di Gibilmanna – Arte e Fede, Notiziario UCAI – Rivista Della Chiesa Piazzese – La Nazione - ecc.

Cefalù, febbraio 2012